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Steve McCurry: 5 libri di fotografia per comprendere meglio l’autore


Libri di fotografia di Steve McCurry

Dietro uno dei nomi più altisonanti della fotografia contemporanea si nasconde un uomo che ha girato mezzo mondo per inseguire storie da raccontare, di quelle per cui non bastano le parole.. e allora servono le immagini, i colori e le forme.

 

Indice dei libri recensiti in questo articolo:

 

L’uomo dietro l’obiettivo


È il 24 febbraio del 1950. Steve McCurry viene alla luce nelle vicinanze di Philadelphia, ancora inconsapevole del percorso che intraprenderà di lì a qualche anno e che lo consacrerà come uno dei grandi maestri della fotografia moderna.


Fin da piccolo dimostra un forte interesse per le arti visive, in particolare per il cinema e il teatro. Non sorprende perciò la sua scelta di iscriversi alla facoltà di Cinematografia dell’Università Statale della Pennsylvania, che però alla fine abbandona per laurearsi in Arti Drammatiche nel 1974.

Steve Mccurry nell'India allagata dal monsone

Durante gli anni dell’università, il giovane Steve scopre l’amore per la fotografia. Inizia a collaborare con il giornale della Penn State University in qualità di reporter, esperienza che gli dà modo di affinare la tecnica e di iniziare a guardare il mondo con occhi diversi.

Passano i mesi, Steve compie 27 anni e prende una decisione che gli cambierà la vita: sceglie di partire per l’India, dove lavorerà per circa un anno prima di incontrare due profughi afghani nel nord del Pakistan, regione in cui si sposta nel 1979 per scovare nuovi angoli di mondo da immortalare nei suoi scatti.


I due ragazzi gli raccontano della terribile guerra che sta lacerando il loro Paese d’origine, un conflitto di cui pochi sembrano essere a conoscenza. L’invasione russa ha distrutto scuole, ospedali, edifici e migliaia di vite umane, eppure tutto questo dolore è passato inosservato agli occhi ignari del mondo. Nessuna foto, nessun articolo di giornale a testimoniare quell’orrore senza fine.


McCurry rimane profondamente colpito dai racconti degli afghani, sente che deve fare qualcosa. Decide così di partire insieme a loro, in tutta fretta, per tornare in Afghanistan e documentare quello che sta succedendo. La sorella Bonnie, in occasione dell’uscita del libro “Una vita per immagini” del 2018, dirà:


“Con lui aveva solamente un bicchiere di plastica, un coltellino svizzero, due corpi macchina, quattro obiettivi, una busta di pellicole, una confezione di noccioline americane e una copia di Narcissus and Goldmund di Herman Hesse.”


La permanenza di McCurry in Afghanistan dura circa tre settimane, al termine delle quali il fotografo attraversa nuovamente il confine del Paese con diversi rullini nascosti tra i vestiti e nel turbante, in modo da occultarli agli occhi dei soldati russi. Lo stratagemma funziona alla grande e gli consente di pubblicare i suoi scatti sul New York Times e Paris Match: finalmente anche il resto del mondo viene messo al corrente di quello che sta succedendo laggiù.


La sua intraprendenza gli vale un altro prestigioso premio, ovvero la medaglia d’oro Robert Capa per il Miglior Reportage Fotografico Estero, e lo fa entrare di diritto sia nella squadra nel National Geographic che nella celeberrima agenzia Magnum, fondata da Robert Capa in persona nel 1947. Negli anni successivi McCurry scenderà nuovamente in campo per documentare altri conflitti in Afghanistan, oltre alla Guerra del Golfo, Sri Lanka, ex Jugoslavia, Tibet e Filippine.


Possiamo quindi definire Steve McCurry come un fotografo di guerra? Certamente sì, ma sarebbe riduttivo. Dopo aver assistito a tante tragedie sente il bisogno di andare alla ricerca di un’anima collettiva che gli sembrava irrimediabilmente persa, contaminata dal troppo sangue versato in ogni parte del mondo.


Inizia così a dedicarsi ai ritratti, a raccontare quelle storie nascoste nelle mani dei raccoglitori di arance del Libano, impresse sulla pelle delle madri del Benin, incagliate nelle pupille di una ormai famosissima ragazza afghana. Più di 800.000 scatti che oggi sono raccolti in numerosi libri fotografici, tra cui i 5 di cui voglio parlarti oggi.

India, il ritratto di un Paese dai profondi contrasti


Gli scatti presenti in questo libro risalgono al periodo del primo viaggio di McCurry in India, un Paese che lui stesso ha definito come dotato di una ricchezza culturale sfaccettata e profonda. Parliamo di 208 pagine in cui vengono raccolte 150 immagini inedite che immortalano le splendide spiagge del Kerala, la caotica Mumbai, i coloratissimi mercati di fiori del Kashmir, le intricate strade di Nuova Delhi.

In mezzo a tutto questo, le storie di centinaia di persone comuni catturate dall’obiettivo di McCurry. Riferendosi alla gente del posto, il fotografo ha affermato: “Quando cammino per le strade, ci sono persone che catturano inevitabilmente la mia attenzione. Mi ispirano al punto da spingermi a voler raccontare la loro storia”.

Nel libro troverai decine di ritratti e di scatti legati a cerimonie religiose, ai famigerati viaggi in treno indiani, ai monsoni che flagellano il Paese a cadenza regolare. Non aspettarti però di trovare descrizioni approfondite, né una serie di dettagli tecnici sugli scatti. Si tratta di un libro fotografico, una raccolta di immagini pensate per trasportare il lettore – o forse dovrei dire, lo spettatore – in un’altra dimensione dal retrogusto onirico.



Ritratti, lo specchio dell’anima

Nei ritratti ricerco il momento di vulnerabilità in cui l'anima, pura, si svela e le esperienze di vita appaiono incise nel volto. Se trovo la persona o il soggetto giusto, può capitare che ritorni una, due, o anche più volte, in attesa dell'attimo ideale. Per me i ritratti di questo libro trasmettono il desiderio di rapporti umani, un desiderio talmente forte che le persone, consapevoli del fatto che non mi vedranno più si aprono all'obiettivo nella speranza che qualcuno, dall'altra parte, li veda; qualcuno che riderà o soffrirà con loro. Dell'infinità di fotografie scattate in più di vent'anni, questi sono i volti che non riesco a dimenticare."

Così Steve McCurry parla di questo libro pubblicato per la prima volta nel 1999. È stato proprio un ritratto a rendere il fotografo americano famoso in tutto il mondo: gli occhi di Sharbat Gula, la ragazza afghana immortalata nel 1984, hanno stregato milioni di persone e contribuito a far conoscere l’orrore di una guerra che all’epoca stava lacerando il Paese.

Immagini iconiche, dai colori saturi e dalle perfette composizioni: lo stile di McCurry si potrebbe riconoscere fra mille, specialmente quando si parla di ritratti. Per questo ti consiglio di sfogliare le pagine di questo volume senza aspettative, se non quella di lasciarti ispirare dagli scatti e di provare a connetterti con i protagonisti delle fotografie.


Scritto e redatto dalla sorella Bonnie, questo imperdibile libro fotografico contiene circa 600 immagini scattate da McCurry in oltre 40 anni di vita e carriera. Dalla guerra in Afghanistan ai monsoni dell’India, dalle cime dell’Himalaya agli incredibili paesaggi dell’Asia: un terzo di queste immagini sono inedite, mai viste prima, così come gli appunti personali, i visti dei suoi viaggi, i telegrammi spediti alla famiglia, tutti inclusi tra le pagine del volume.

Se cerchi un libro che ti possa dare una visione d’insieme sull’autore, che ti possa far comprendere fino in fondo lo stile e le ambizioni del fotografo, Una vita per immagini è quello che fa per te. Attraverso le parole della sorella e dei colleghi di Steve potrai conoscere meglio l’uomo, oltre al personaggio.


Un altro libro contenente un centinaio di scatti inediti, la maggior parte dei quali ritratti, che porta il lettore alla scoperta dell’umanità nascosta in ciascuno di noi e nel mondo che ci circonda. “Il mondo nei miei occhi” è la testimonianza di un artista che vede il pianeta cambiare sotto il suo sguardo attento ma impotente, che altro non può fare se non documentare tutti i cambiamenti che sta vivendo.

Tra queste pagine troviamo uomini, donne, bambini, muri scrostati, polvere, il sentore delle spezie indiane, attimi di vita sospesi tra l’effimero e l’eterno, per sempre. Troviamo anche gioia, dolore, stupore, l’eco di lacrime e risate, vite interrotte e storie ancora da raccontare. A mio parere, è un libro che tutti dovrebbero sfogliare almeno una volta nella vita.



Questo è forse il libro più personale tra quelli che abbiamo citato finora. Al contrario degli altri volumi infatti, dove erano le immagini a prevalere, qui il focus viene spostato sui racconti dei viaggi di McCurry, sui suoi obiettivi, speranze, motivazioni ed emozioni. È una sorta di grande diario di viaggio arricchito da immagini impressionanti, com’è nello stile del fotografo.

Il libro è diviso in 14 capitoli, ognuno dedicato a una storia e a un Paese in particolare: dall’India allo Yemen, passando per l’Asia e l’Afghanistan. In queste pagine non si parla di tecnica, né di apertura o ISO, ma solo di ciò che ha spinto Steve McCurry a viaggiare in lungo e in largo per oltre 40 anni.


A mio parere, questi sono i libri che non possono mancare nella libreria di un aspirante fotoreporter. McCurry insegna che la tecnica non è tutto, che occorre invece una forte visione e motivazione per realizzare scatti memorabili. E tu che ne pensi?


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