Libri di Haruki Murakami: qualche titolo per entrare nel magico universo dello scrittore giapponese
Visionario e anticonvenzionale, lo stile dei libri di Haruki Murakami può piacere o non piacere. Ma di sicuro, non lascia indifferenti.
Elenco dei libri recensiti in questo articolo :
Vi piace il realismo magico? Allora i libri di Haruki Murakami sono proprio ciò che fa per voi. Insolite, oniriche, originali, a tratti surreali, le opere di questo scrittore giapponese sono state tradotte in ben cinquanta lingue e vendute in milioni di copie in tutto il mondo.
Per essere uno scrittore giapponese, Haruki Murakami scrive con un curioso stile occidentale. D’altronde, l’autore nasce durante il baby boom giapponese, e quindi vive sulla propria pelle i fermenti delle contestazioni giovanili, pur senza prendervene parte.
Sarà probabilmente per questo che ha un’insana passione per la musica, che rappresenta un vero e proprio fil rouge dei suoi romanzi. Nei suoi libri c’è tanta musica, dai Rolling Stones ai Doors, retaggio dei suoi anni giovanili, ma anche molto jazz. In linea di massima, infatti, Murakami è attratto da tutto ciò che appartiene alla cultura occidentale, un fatto curioso, che lo contraddistingue da tutti gli altri autori contemporanei giapponesi.
Così come lo contraddistingue il suo stile, quel realismo magico che rende tutti i suoi libri delle opere in bilico fra realtà e assurdo. Per questa ragione, l’autore giapponese è apprezzatissimo da molti, ma anche poco compreso da altri, che faticano a rintracciare una logica nelle sue opere.
La logica, invece, c’è, ma bisogna lasciarsi andare e sospendere il giudizio. Lo dice lui stesso: “Scrivo storie strane, bizzarre. Non so perché mi piaccia tanto tutto ciò che è strano. In realtà, sono un uomo molto razionale. Non credo alla New Age, né alla reincarnazione, ai sogni, ai tarocchi, all'oroscopo. [...] Ma quando scrivo, scrivo cose bizzarre. Non so perché. Più sono serio, più divento balzano e contorto”.
Murakami si scopre scrittore piuttosto tardi. Pensate che il primo romanzo lo pubblica solo a 30 anni, vincendo il premio Gunzo come miglior esordiente. Fino ad allora aveva fatto tutt’altro. Nato nel 1949, era stato uno studente piuttosto indisciplinato, che durante gli studi aveva per lo più fatto lavori part-time, bazzicando bar e locali notturni.
Un amore, quello per i locali, che lo porterà ad aprire con la moglie il celebre Peter Cat, che di giorno serviva caffè, ma la sera diventava un vero e proprio locale notturno, in cui il futuro scrittore preparava e serviva cocktail, metteva musica e frequentava gente di ogni tipo.
Questo fatto, apparentemente slegato dalla sua professione di scrittore, è invece ciò che gli consente di conoscere un mondo variegato, popolato di personaggi curiosi, a cui si ispirerà per le sue opere. Inoltre, gli permette di vivere la Tokyo notturna, quella più volte rievocata nei suoi romanzi, che diventa il palcoscenico perfetto per mettere in scena le sue storie.
Nonostante per molti ammiratori lo scrittore meriterebbe di vincere almeno una volta nella vita il Nobel per la letteratura, questo non è mai successo, ma oltre ad alcuni premi letterari giapponesi, nel 2006 vince il premio Franz Kafka, per capirci lo stesso riconoscimento ottenuto da scrittori del calibro di Philip Roth e Milan Kundera.
Oltre a una manciata di racconti, traduzioni e saggi, l’autore vanta al suo attivo ben 15 romanzi, da cui abbiamo estratto quelli più rappresentativi, che vi daranno modo di scoprire l’autore o, qualora abbiate già letto qualcosa, di approfondirne la conoscenza.
7 libri di Haurki Murakami che dovete assolutamente leggere
Le opere selezionate sono quasi tutte romanzi. Quasi, perché in realtà, ce n’è una che non lo è, ma l’abbiamo voluta inserire in questa lista di libri di Haruki Murakami perché si fa leggere come se lo fosse. Elencate in ordine cronologico di pubblicazione, ecco 7 opere visionarie, bizzarre, talvolta astruse, che vi permetteranno di varcare la soglia ed entrare nel magico mondo del grande scrittore giapponese.
In questo caso, le recensioni del libro di Murakami sono tutte d’accordo: qui l’autore si discosta dallo spessore onirico delle sue composizioni, per ritirarsi in un dialogo più intimo. Una sorta di romanzo di formazione, realizzato però da un punto di vista orientale, che affronta temi spinosi come la morte, il suicidio e il sesso senza tabù, con un realismo esplicito, che inizialmente può intimidire.
La trama è in realtà un lungo flashback del protagonista, che atterrando ad Amburgo, sulle note della celebre Norwegian Wood dei Beatles, rievoca la sua giovinezza. Da molti dettagli si intuisce che la storia si snoda tra il 1968 e il 1970, quando Watanabe Toru, il protagonista, frequenta l’università. Punto focale della vicenda è l’incontro di Watanabe con Naoko, la fidanzata di un suo vecchio amico, morto suicida anni prima. I due si innamorano, ma la fragilità psichica della giovane la porterà presto a doversi ricoverare in un istituto psichiatrico. Rimasto da solo, Watanabe incontra un’altra donna, Midori, decisamente più anticonformista e combattiva della prima, con la quale intreccia una relazione. Questi due eventi mettono il protagonista davanti a una scelta, che però, sarà incapace di compiere.
Il tema principale sembra essere quello del conflitto interiore, ben rappresentato anche dal tema del suicidio come scelta, quella che compiono diversi personaggi secondari del romanzo. Ma andando oltre a una lettura disinvolta, che lo relega nell’ambito dei romanzi di formazione,l’opera può anche essere interpretata come una metafora della dualità umana, quella in cui si è allo stesso tempo fragili ed impauriti, come Naoko, e forti e combattivi come Midori. E come è ovvio che sia, trovare equilibrio e serenità non è facile. Puoi trovare il libro a questo link
“Danzare è la tua unica possibilità. Devi danzare, e danzare bene. Tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta. […] Finché c’è musica devi danzare!” Questa è una breve citazione presa dal romanzo, pronunciata dall’uomo pecora. Uomo pecora? Sì, con questo libro di Haruki Murakami, in effetti, si balla parecchio. In senso, metaforico, ovviamente.
Se lo stile è quello a cui l’autore ci ha già abituati, onirico e fantasioso, qui si abbandona a un certo surrealismo, che vuol ovviamente essere metafora, ma che richiede una buona dose di volontà per superare l'iniziale sbigottimento. Ma una volta che ci sarete riusciti, sarà un vero piacere arrivare fino all'ultima pagina.
Il protagonista del romanzo è un giornalista, appena piantato dalla moglie ed incapace di allacciare relazioni sentimentali soddisfacenti. Un giorno decide di tornare in un piccolo albergo, in cui in passato aveva trascorso alcune ore con una squillo. Lo ricorda piccolo ed accogliente, ma trova invece un hotel extra lusso, gestito da personale freddo e distaccato.
Girovagando per l’albergo, il protagonista si accorge che, prendendo l’ascensore, è possibile accedere a un universo parallelo, abitato, appunto, dall’uomo pecora. Inquietante e surreale, una storia che è solo un brillante escamotage per affrontare alcuni dei temi cari all’autore: la perdita, l’abbandono, la solitudine.
Non a tutti è piaciuto questo libro di Haruki Murakami. Taluni lo trovano troppo banale, mediocre rispetto le opere a cui ci ha abituato lo scrittore giapponese. Altri, invece, lo trovano un romanzo introspettivo di prim’ordine, nel quale l’autore si interroga sul senso del passato e su come poterlo armonizzare con un presente ben lontano, per stili e valori, da ciò che si è vissuto in precedenza.
Il protagonista dell’opera è Hajime, un uomo sposato che all’improvviso ritrova il primo amore della sua vita, la bella Shimamoto, l’unica che abbia saputo fargli battere realmente il cuore. Accomunati
dall’esperienza di essere entrambi figli unici (un fatto anomalo e malvisto nel Giappone degli anni Cinquanta), i due riallacciano i rapporti, mettendo in crisi il matrimonio di lui. Ma non aspettatevi un romanzo rosa. Niente affatto. Questa trama è solo il volano per parlare di solitudine, del valore della scelta, del senso di colpa e del dolore.
Insomma, un romanzo fortemente introspettivo, che va letto nella giusta chiave: che è quella della ricerca della felicità, un viaggio che non può esimersi dall’essere costretti a toccare il fondo, prima di capire realmente chi siamo e, finalmente, tornare ad essere felici.
La narrazione prende il via dalla telefonata di una donna misteriosa, che chiama il Lunaprotagonista e sembra conoscerlo molto bene. Ma lui non la conosce affatto. Come è possibile? Okada Toru conduce una vita molto tranquilla: è sposato, non lavora e si dedica soprattutto ai lavori domestici. E cosa c’entra questa telefonata con la scomparsa della moglie e con un pozzo, in cui l’uomo si cala nella speranza di ritrovarla?
Ovviamente, non ve lo diciamo. Questo libro va letto, possibilmente, tutto d’un fiato. Con quest’opera, l’autore punta ancora una volta sulla sua vena onirica, a tratti surreale, per suggerire con affascinanti e suggestive metafore, la difficoltà di distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è. Un libro impegnativo, non lo neghiamo, ma probabilmente uno dei più belli dell’autore giapponese. Motivo per il quale, non intendiamo svelarvi altro.
Può un saggio sulla corsa affrontare temi più profondi? Certo che può, leggete qua: “Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica, riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell’azione stessa, vi scorre dentro”. Et voilà, in questa frase c’è tutto il pensiero del grande scrittore giapponese, che nel parlare della sua passione per quest’attività fisica, spiega il suo personalissimo senso dello scrivere: testare i propri limiti, sublimando la fatica attraverso il ricorso al metodo, all’impegno, all’entusiasmo.
Sebbene parli di corsa, con questo libro Murakami mira ad un parallelismo con la sua attività letteraria, quella alla quale cominciò a dedicarsi quando, dopo aver chiuso il Peter Cat, il jazz bar che aveva gestito per anni, decise di imporsi uno stile di vita più salutare, smettendo di fumare e cominciando a correre. Già, perché l’autore è anche un maratoneta di tutto rispetto, che ha partecipato ad alcune fra le più impegnative competizioni di tutto il mondo, non ultima la celebre Maratona di New York.
Nel libro c’è un po’ di tutto: la musica, che nella vita e nei libri dell’autore riveste una particolare importanza, il senso della creatività, l’impegno, la dedizione. Con una chiosa finale, in cui l’autore riconosce che l’impegno profuso nell’attività fisica, dal semplice allenamento giornaliero sulle note dei Red Hot Chili Peppers o dei Beach Boys, alle numerose partecipazioni alle maratone di New York, è ciò che gli ha permesso di dare il meglio di sé anche nella scrittura di quei capolavori che tutto il mondo apprezza.
Se siete dei fan di George Orwell non vi sarà sfuggita la strizzatina d’occhi a uno dei libri più famosi dell’autore, “1984”. E un motivo c’è: in questo libro l'autore ricostruisce una sorta di mondo parallelo, 1Q84, a quello del 1984, nel quale si muovono i personaggi principali.
Aomame è una donna che lavora come istruttrice di arti marziali, ma nasconde una doppia vita, nella quale opera come killer, uccidendo uomini violenti, in modo che la morte appaia del tutto naturale. Tengo, invece, è un insegnante di matematica, che a un certo punto si trova per le mani un racconto meritevole di vincere un premio letterario, a cui lui stesso concorre ogni anno. Troppo onesto per avvantaggiarsi di questa scoperta, accetta di buon grado l’invito dell’editore a riscrivere il romanzo, per privarlo di qualche ingenuità e dargli forma compiuta.
Ma se pensate che la trama sia questa, siete fuori strada. Questo è solamente un assaggio di una storia narrata con il tipico stile dell’autore, eternamente in bilico fra realtà e fantasia, fra verità e inganno. Avvincente e movimentato, questo romanzo sembra quasi essere un giallo onirico, ma in realtà è l'ennesima occasione per parlare d’amore, l’amore vero, quello che salva e purifica.
I due personaggi, che all’inizio sembrano due perfetti sconosciuti, si rivelano invece essere vecchi amici di infanzia e il loro legame sembra aver attraversato indenne non solo i decenni, ma persino lo spazio convenzionale, quello in cui esiste il 1984, ma non il 1Q84. Un libro dallo stile elegante e dall’aura onirica, che dovreste assolutamente leggere.
Il titolo è una promessa: il protagonista, infatti, è lo stesso scrittore, che parla, appunto, in prima persona singolare. La storia prende le mosse da un fatto curioso. Murakami è in viaggio e ormai stanco, si ferma in una locanda, dove decide regalarsi un bagno termale. Ma a sorpresa, nel locale entra una scimmia, ma non una scimmia qualsiasi. Questa parla ed è proprio con lei che l’autore si lascia andare a ricordi e considerazioni.
Questo libro di Murakami è in realtà una raccolta di otto racconti, alcuni dei quali precedentemente pubblicati sulla rivista Bungakukai, che affrontano temi come l’amore, lo sport, la musica. Lo stile può lasciare disorientati, perché talvolta assume un tono realistico, talvolta scivola in quel realismo magico a cui l’autore ci ha abituati.
Rievocando aneddoti e ricordi, lo scrittore ne approfitta per fare una carrellata veloce su temi importanti, quali la vita e la morte, trascinandovi in universi paralleli che, pur non incontrandosi mai, vi regaleranno l'opportunità di fare un viaggio in perenne bilico fra sogno e realtà. Un bel libro per conoscere meglio il pensiero di Murakami.
Se dopo questa carrellata di trame, vi sentite vagamente spaesati e indecisi, eccovi la giusta chiave di lettura per affrontare i libri di Haruki Murakami. La fornisce lui stesso, rispondendo a un giornalista che gli chiedeva se proiettasse se stesso nei suoi romanzi:
“Spesso ho proiettato quello che forse sarei potuto essere, ma che non sono diventato. È così che funziona la finzione letteraria: lo scrittore rincorre con serietà il divario tra realtà e ipotesi e, forse, questo permette al lettore di indagare il divario tra la propria realtà e quello che avrebbe potuto essere, dandogli un senso”.
Tutto più chiaro, adesso?
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