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Tina Modotti e il Messico: passione, arte e rivoluzione


Tina Modotti Messico


In bilico fra amore e rivoluzione, la vita di Tina Modotti è appassionante e travolgente. E offre un'interessante chiave di lettura dei difficili e tumultuosi primi del Novecento.


“Tina Modotti, sorella non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa. Riposa dolcemente sorella. Sul gioiello del tuo corpo addormentato ancora protende la penna e l’anima insanguinata come se tu potessi, sorella, risollevarti e sorridere sopra il fango”.


Un epitaffio struggente, scritto da Pablo Neruda, per una donna straordinaria, che nel breve corso di poco più di quattro decenni, tanto è durata la sua esistenza, ha saputo incarnare meglio di chiunque altro lo spirito rivoluzionario e libertario che agitava il mondo nei primi anni del 900.


Sono gli anni dello sviluppo dei movimenti anarchici, della Rivoluzione bolscevica, della Guerra Civile Spagnola, dei fermenti antimperialisti e in questo quadro generale la vita di questa donna, italiana di nascita, ma cittadina del mondo per vocazione, si inserisce come un gioiello, incastonato in vicende che ne avrebbero determinato il destino.


Leggendo la biografia dell'operaia, attrice, fotografa e militante Tina Modotti rimarrete senza fiato: non è il racconto di una vita, è un romanzo ottocentesco, in cui la Storia si interseca con le esistenze di protagonisti e comparse, dando vita ad un caleidoscopio di avventure, passioni e drammi che nessuno di noi potrebbe vivere in un'esistenza intera.


Intensa e appassionata, Tina Modotti ha avuto il privilegio e la sventura di saper cogliere le contraddizioni di un'epoca, restituite in modo memorabile dalle sue fotografie e dalle lettere scritte ad uno dei suoi numerosi amanti, con i quali ha saputo condividere interessi, sentimenti e passione politica.


Una donna la cui vita iniziò nel 1896 in una modestissima casa di Udine e terminò nel 1942, a soli 45 anni, su un taxi che attraversava Città del Messico.


Tina Modotti: le radici della passione politica


La più celebrata fotografa donna dei primi del 900 nasce da una famiglia operaia e la sua vita nomade inizia a soli due anni, quando la famiglia emigra in Austria per migliorare le proprie condizioni di vita. Ma a soli 12 anni, ecco il trasferimento che le cambiò la vita. Raggiunge, infatti, il padre a San Francisco ed inizia a lavorare come operaia tessile, un'esperienza che probabilmente piantò in lei i semi della consapevolezza per le dure condizioni di vita della classe operaia.


Appena ventiduenne sposa il pittore Roubaix de l'Abrie Richey, soprannominato Robo, con il quale conduce una vita molto bohemièn, frequentando i più fervidi artisti e letterati di Los Angeles. Ed è proprio nella città del cinema che scopre l'attitudine alla recitazione, tanto da ottenere una parte da protagonista in un film. Ma sarà nel 1921, quando incontra il fotografo Edward Weston, che la sua vita prenderà la sua direzione definitiva.


Inizialmente sarà la sua modella, di cui il fotografo esporrà molte bellissime foto di nudo, ma ci vorrà poco perché le affinità professionali diventino qualcosa di più: Tina diventa la sua amante e dopo la morte del marito, lo raggiunge in Messico, paese nel quale il grande fotografo si era nel frattempo trasferito.


Per capire meglio la personalità di questa donna, dovete leggere “Tina”, di Pino Cacucci, il quale ripercorre lucidamente la sua vita, ma soprattutto ne tratteggia la sua crescita politica, restituendo il ritratto a tutto tondo di una donna che della vita non ne aveva mai abbastanza.

Ma torniamo a Tina e al suo arrivo in Messico.


Il Messico di Tina Modotti


La Modotti è italiana, ma non c'è dubbio che il suo paese sia il Messico. E non solo perché è il luogo nel quale più a lungo ha vissuto, ma perché è qui che entra in contatto con artisti e intellettuali di sinistra, scoprendo un suo personalissimo interesse per la politica e le ingiustizie che affliggevano il mondo dei primi del Novecento. Ma non solo.


È sempre qui che l'operaia Modotti diventa la fotografa Modotti, prendendo consapevolezza di come la fotografia possa servire a svelare le contraddizioni di un mondo, sì, in evoluzione, ma nel quale permangono ingiustizia e povertà.


Intelligente e sensibile, Tina si getterà con la stessa passione nella relazione con Weston, nella fotografia e nell'attività politica, iscrivendosi prima a Soccorso Rosso, l'organizzazione voluta dal Comintern, e poi alla Lega Anti-Imperialista, venendo a contatto con personaggi del calibro di Sandino e Nehru.


Seguono anni di viaggi per il Messico e organizzazione di mostre, ma alla fine la relazione con il fotografo finisce e Tina rimane sola in un Messico in pieno fermento politico.


Ma la lontananza fisica non è sufficiente a interrompere il legame mentale fra i due, testimoniato da un prezioso carteggio, che oggi potete ritrovare nel volume “Vita, arte e rivoluzione. Lettere a Edward Weston”.


Il modo migliore per scoprire il lato più intimo ed appassionato di una donna, senza lasciare ai suoi biografi il compito di interpretarne fragilità e convinzioni.


Esilio e rivoluzione


Da qui in avanti la vita della Modotti diventa decisamente più avventurosa. Legata sentimentalmente a Vittorio Vidali, una sorta di spia del futuro KGB, si avvicina al Partito Comunista Messicano e ad alcuni dei suoi più famosi militanti comunisti.


Come il pittore Diego Rivera, del quale fotografa i suoi mirabolanti murales, o la femminista Frida Khalo, con la quale probabilmente ebbe anche una storia d'amore, e come tutti quegli intellettuali che gravitavano nei circoli comunisti, che si preparavano alla rivoluzione.


Rivoluzione che non ci fu, anzi. La Modotti venne persino esiliata dalla sua patria d'adozione. Ma pensate che questo bastò ad abbatterla? Niente affatto! Tina, con il nome di battaglia di Maria, si unì alle Brigate Internazionali e si gettò anima e corpo nella Guerra Civile Spagnola, fino a quando, nel 1939, all'indomani della presa del potere da parte del generale Franco, dovette abbandonare il paese.


E dove poteva mai andare? Tornò in Messico, dove intanto il suo decreto di espulsione era scaduto. E lì terminò la sua esistenza.


Morte di un'artista


Ma anche nel momento della sua morte, la Modotti fece parlare di sé. In realtà la sua dipartita avvenne in circostanze mai del tutto chiarite.


La versione ufficiale la vuole vittima di un arresto cardiaco, mentre a bordo di un taxi tornava a casa dopo una serata con gli amici.


Un'altra versione, probabilmente alimentata dai suoi nemici politici, addossa a Vittorio Vidali la responsabilità della morte della fotografa, sostenendo che l'uomo avesse tutto l'interesse a mettere a tacere una donna che, ormai, sapeva tropo del suo coinvolgimento con l'Unione Sovietica.


Molto probabilmente Vidali non c'entra nulla. Tina Modotti era malata da tempo e, fra amanti ed amici, troppe erano state le dolorose perdite dovute alla guerra, alla repressione dei regimi dittatoriali e all'insensatezza di un periodo socialmente travagliato e tumultuoso.


Di Tina Modotti, oggi rimangono le sue incredibili fotografie, dalle quali si evincono le sue riflessioni sulla povertà, le dure condizioni di vita dei campesinos, la condizione degli indios e la sua militanza politica a favore della causa comunista.



E “Lampi sul Messico” vi regala l'opportunità di ammirare alcuni dei suoi scatti, inseriti in quest'edizione illustrata, dalla quale potrete comprendere l'altissimo livello di creatività espresso da questa fotografa che, prima di essere tale, è stata una donna amante della vita e determinata a portare avanti con coerenza i suoi valori e le proprie passioni.


Una donna del secolo scorso, che ha saputo anticipare, come poche altre, una nuova libertà tutta al femminile.





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