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Henri Cartier-Bresson: i migliori libri del grande fotografo francese



Henri Cartier-Bresson è sicuramente tra i testimoni più significativi del Secolo breve. Scatti rapidi, fortuiti, talvolta forse anche casuali: un disegno del mondo e della realtà che solo l’occhio più attento può cogliere e apprezzare. Con la sua Leica 35mm diventa presto un insostituibile testimone del XX secolo.

 

Indice delle opere trattate:



Henri Cartier-Bresson, la vita e le opere


Nato in un piccolo borgo dell’Île-de-France nel 1908, riceve una buona educazione; la famiglia, impegnata nell’industria cotoniera, lo avvia all’amore per la cultura tramite concerti, mostre di pittura e musei. È l’influenza dello zio Louis Cartier-Bresson, che Henri amava ricordare come un “padre mitico”, ad aprirgli le porte del disegno e della pittura, tanto che a 18 anni entra nell’Accademia di pittura di André Lhote. Qui “contrae il virus della geometria”, come egli stesso ricorda: Lhote prestava estrema attenzione alle proporzioni e alle misure ideali. Sempre come pittore entra in contatto con il surrealismo e apprende l’attenzione per i dettagli disseminati nella vita quotidiana.


L’attenzione per la fotografia nasce però successivamente: né il servizio militare né un soggiorno in Costa d’Avorio lo spingono a imbracciare la macchina fotografica. È solo al ritorno dall’Africa che gli capita di vedere una fotografia di Martin Munkacsi, con tre ragazzi neri che corrono verso l’acqua del mare. Egli stesso in un appunto precisa: “Devo ammettere che è stata quella foto a dare fuoco alle polveri, a farmi venire voglia di guardare la realtà attraverso l’obiettivo”.


Proprio per quella foto annuncia al padre di voler diventare fotografo. Si avventura prima in Europa orientale, poi in Italia, infine si imbarca per il Sudamerica; saranno le foto di questi luoghi ad attirare l’attenzione del Museum of Modern Arts, che solo anni dopo gli dedicherà una mostra.


Tornato in Francia nel 1937 e già molto vicino al pensiero comunista, durante la Seconda guerra mondiale è arruolato come fotografo di guerra finché non viene catturato dai nazisti. Riesce a scappare al terzo tentativo e raggiunge Parigi, appena in tempo per vederne la liberazione.


Nel 1947, seguendo un’idea di Robert Capa, fonda l’agenzia Magnum, che ancora oggi è tra le più autorevoli agenzie di fotografia al mondo. I cofondatori sono fotografi famosi: oltre a Capa, ci sono David Seymour, George Rodger, e William Vandivert, pronti a spartirsi i continenti da attraversare con la loro arte.


Pochi anni dopo, riprendendo una frase del cardinale di Retz, Cartier-Bresson pubblica Il momento decisivo, un manuale che affronta tutti gli aspetti della fotografia, dalla tecnica alla commercializzazione, e che nel tempo è diventato una vera e propria bibbia per chi si avvicina al mondo del fotoreportage, un dei libri più importanti nella storia della fotografia. Il titolo si ispira all’istante in cui, secondo il fotografo, “le cose si organizzano in un ordine estetico e significativo”, in una sorta di apogeo da catturare e imprimere sulla carta.


Molti si sono appassionati ai lavori di Cartier-Bresson: di seguito tratteremo cinque opere must have per conoscere meglio questo autore.


Henri Cartier Bresson, i libri per conoscerlo


Con più di 150 stampe scelte personalmente da Cartier-Bresson possiamo seguire perfettamente l’evoluzione del suo stile e della sua visione del mondo: prima le fotografie in Francia, poi uno dopo l’altro i paesi che l’hanno ospitato, e che lui ha ripagato con intense testimonianze di vita. Il libro contiene sia le fotografie più conosciute, come Picnic sulle rive della Marna e Prostitute di Calle Cuauhtemoctzin, sia opere meno conosciute. Ognuna delle 350 pagine del libro contiene una stampa, senza dilungarsi sulla genesi di ognuna: è sufficiente guardarle per sentirsi raccontare una storia di vita, per sentire il silenzio di una casa o gli spari di una guerra in corso che fendono l’aria. Maggiori info qui


Questa raccolta è sicuramente un pilastro per chi si accinge allo studio della fotografia e del realismo. Di piccolo formato, ripercorre tutta la vita di Cartier-Bresson, dalla nascita alle produzioni postume, accompagnando ogni paragrafo con numerose foto e citazioni, sia del fotografo stesso sia di colleghi e amici. Alcune foto sono riprodotte su entrambe le pagine, sacrificando un po’ il dettaglio a vantaggio di una maggiore visibilità, dando rilievo alla composizione della foto e ai punti di luce. È significativa la riproduzione degli appunti scritti a mano e tradotti in didascalia, che permettono di immergersi nella testa dell’autore, offrendo una testimonianza diretta dei suoi pensieri. Maggiori info qui


Se si cerca una biografia studiata nei minimi dettagli, composta accuratamente per presentare ogni aspetto della complessa personalità di Cartier-Bresson, questa è sicuramente la scelta più consigliata. L’autore descrive perfettamente la vita del fotografo e l’intricata compagine sociale in cui si è trovato ad operare, e che ha senza dubbio contribuito a rendere le sue foto così intense e significative.

Il libro non manca di sottolineare l’influenza degli ambienti socio-politici su Cartier-Bresson, e viceversa l’influenza di questi sulla visione del mondo. La considerazione dei dettagli, che diventa di importanza sempre maggiore, acquisisce sempre maggiore rilievo, finché il Realismo non diventa uno strascico di emozione e dolore che il Novecento ha portato fino a noi, e che ancora trema sulla nostra pelle. Maggiori info qui


Dodici interviste con uno dei fotografi più influenti della storia. Tutte rappresentano uno spicchio diverso della vita, della personalità e dell’esperienza di Cartier-Bresson; molte non sono nemmeno state editate dopo la prima pubblicazione, diventando una testimonianza unica e preziosissima. La tecnica ha qui uno spazio marginale: quello che conta è immergersi nel filo di pensiero, seguire le riflessioni non solo di un fotografo, ma in primis di un uomo che ha vissuto gli orrori della guerra, e che ha riportato la voce di chi altrimenti sarebbe stato solo perso nella Storia.

La narrazione biografica in questo libro cede il passo alla passione dirompente per l’arte, per la narrazione della vita umana non più guidata da qualcosa di superiore, ma semplicemente gestita dall’uomo, giorno per giorno ed istante per istante, nel bene e nel male.


Scritto da Cartier-Bresson in persona, più che un classico libro autobiografico sembra un diario di bordo: ci racconta come il lavoro dello street photographer non è quello di comporre un’immagine o di creare un set, ma semplicemente ci si ritrova in combinazioni assolutamente casuali di persone ed eventi, di movimenti e di luce, e il compito del fotografo è catturare il momento con prontezza.

“Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante, la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale”.

Ritorna ovunque l’argomento (e la paura) dell’attimo fuggente, che finalmente si riesce a cogliere e conservare, per sé o per gli altri, che rimane incastonato nella carta e non si perde nel flusso noncurante delle vicende umane. Maggiori info qui



“La camera oscura era per Henri il luogo della assoluta trasgressione di tutte le regole consacrate. Forse per questo mi è piaciuto e ho deciso di diffondere i suoi miracoli istantanei” (Julien Levy)

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