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La Sicilia di Camilleri: I migliori libri del Commissario Montalbano


Libri Sicilia camilleri

Lo scrittore è siciliano e il suo rapporto con la terra natia trasuda da ogni pagina dei suoi libri. Ecco, quindi, una breve carrellata di romanzi, per comprendere il legame stretto fra Camilleri e la Sicilia.


 

Indice dei libri recensiti in questo articolo

 

Andrea Camilleri è un grande e prolifico scrittore, su questo non ci piove. Ma i suoi romanzi gialli, avrebbero avuto lo stesso impatto se fossero stati ambientati altrove, piuttosto che nella sua patria d'origine, la Sicilia?


Probabilmente, no. E non perché la Sicilia si presti più di altri luoghi a fare da scenografia ad indagini poliziesche, ma perché Camilleri la Sicilia la conosce bene e ce ne restituisce ogni vizio e ogni virtù. Come lo fa? Parlandoci di una Sicilia lontana da quella delle guide turistiche, scevra di ogni riferimento geografico puntuale, dimentica di chiese barocche e musei.


Provate a cercare sulla cartina il paese di Vigata: non lo troverete, per la semplice ragione che non esiste. Eppure eccolo là, che occhieggia fra le pagine, portandovi in giro fra ristorantini tipici, bar, piazze, commissariati di polizia, un intero palcoscenico animato da siciliani doc, con la loro cultura peculiare, con i loro piatti preferiti, i loro riti e, ovviamente, il loro dialetto. Il cui uso non è un vezzo, ma uno strumento indispensabile per restituirvi il senso più profondo dell'atteggiamento tipico dei siciliani nei confronti della vita, della morte e delle relazioni sociali.


La Sicilia di Camilleri è bella, ma complessa, ricca e purtroppo anche deturpata da vizi antichi e malaffare. Un territorio che solo un vero siciliano può decifrare, attingendo ai suoi ricordi, che non sono solo quelli della sua vita personale, ma attengono alla cultura di riferimento, quella che permette di capire il senso più profondo di uno sguardo, di una parola gettata là quasi per sbaglio, di un invito, di un tradimento.


Una Sicilia che solo un grande scrittore come Camilleri poteva raccontarci e che potrete avere il privilegio di scoprire leggendo i suoi romanzi gialli, che fra un caso del secolo scorso e un'investigazione del commissario Montalbano, vi permetterà di compenetrare una terra da sempre maltrattata dalla storia, ma soprattutto dalla corruzione e dalla criminalità organizzata.


Camilleri e la Sicilia: qualche libro per capirne di più


Le opere di Camilleri sono moltissime e tutte valgono la vostra attenzione. Ma per non perdervi nella sterminata produzione dello scrittore siciliano, ecco un breve elenco di quelle che assolutamente non potete perdere.


Questo è forse il libro dal volto più umano di tutta la produzione di Camilleri. Uscito nel 1996 e terzo episodio della serie di racconti dedicati al Commissario Montalbano, questo infatti è, sì, un thriller in cui non mancano omicidi, indagini e colpevoli, ma raccoglie molte riflessioni dello scrittore su temi come la famiglia, i ricordi, la vita, la morte.

La storia, ambientata come sempre a Vigata, inizia in realtà in mezzo al mare, quando un peschereccio di Mazara del Vallo viene intercettato da una motovedetta tunisina e mitragliato. La conseguenza è la morte di un marinaio tunisino, seguita a stretto giro da quella del commerciante Lapecora, proprio a Vigata. Da qui in poi si susseguono gli innumerevoli episodi e colpi di scena a cui lo scrittore ci ha abituati e che ci accompagneranno fino a un tragico finale, che non avremmo mai voluto leggere.

Ma niente paura: il libro è godibilissimo e fra qualche gag e la solita ironia, vi condurrà attraverso le tappe di un'indagine intrigata, talvolta resa di difficile comprensione dall'utilizzo del dialetto siciliano, indispensabile escamotage per restituire quell'atmosfera tipicamente siciliana, che rende il tutto molto più verosimile. E per i più curiosi, un piccolo spolier: il ladro di merendine, ovviamente, è un bambino! Trovi il libro a questo link



Stando al racconto dello stesso Camilleri, questo romanzo nasce per puro caso, dopo aver ritrovato un decreto ministeriale del 1892, che elencava l'elenco di adempimenti necessari per dotarsi di una linea telefonica. Ora, pensate alla complessità della burocrazia dei nostri giorni e immaginate come doveva essere più di cent'anni fa: un vero caos!

E così, nel 1998, vede la luce questo libro, una sorta di divertente commedia degli equivoci, ma in perfetto stile Camilleri, tra omicidi, segreti, indizi, corruzione e sospetti. I personaggi sono tutti molto ben caratterizzati, a cominciare dal protagonista, che per evitare le lungaggini burocratiche, decide di affidarsi ai pezzi grossi della mafia di Vigata, per ottenere la tanto agognata linea telefonica. Un errore, perché questa furbizia lo metterà al centro delle attenzioni tanto dei mafiosi, quanto della prefettura.

Ovviamente il finale non va svelato, ma si può senz'altro dire che è amaro. Tutti i personaggi, chi più chi meno, non sono mai totalmente trasparenti, trafficano, nascondono sotterfugi e addossano volentieri le loro responsabilità agli altri. Insomma, in questo libro Camilleri, più che descrivere la sua amata Sicilia, ci restituisce un quadro davvero pessimista sull'umanità in generale. Trovi il libro a questo link



Molti di voi conosceranno la storia per aver visto l'omonimo film, uscito nel 2018, ma se anche così fosse, non c'è alcuna ragione per non leggere il romanzo. Anzi. Ambientato in una Vigata di fine 800, il romanzo vi trasporterà nella politica e nella corruzione di quegli anni che, purtroppo, non era molto differente da quella dei nostri giorni.

La vicenda prende le mosse dall'invio in Sicilia di un ragioniere, Giovanni Bovara, siculo per nascita, ma genovese di adozione, a cui viene ordinato di trasferirsi a Vigata con il ruolo di ispettore ai mulini, dopo la misteriosa morte dei suoi predecessori. Qui il protagonista avrà subito modo di prendere coscienza dell'immenso giro di corruzione e di interessi mafiosi che ruotano intorno alla gestione dei mulini, fino ad imbattersi in un omicidio, di cui verrà ritenuto responsabile.

Ed ecco la mossa del cavallo. Bovara, che fino a quel momento ha stentato a comprendere il territorio, decide di abbandonare il dialetto ligure ed affidarsi alla memoria per recuperare quello siciliano, quello della sua terra d'origine. E con il recupero del linguaggio, ecco che tutto gli appare più comprensibile, ecco che la mentalità dei siciliani ridiventa la sua e gli consente di spiazzare gli avversari e dimostrare la sua innocenza. L'epilogo e le considerazioni sono cupe: in Sicilia niente può essere svelato, niente cambia davvero e dietro ogni verità che viene scoperta, rimane intatto un magma di interessi nascosti, relazioni tossiche, interessi privati. E la mafia, i cui morti consentono sempre ai pezzi grossi di farla franca. Trovi il libro a questo link


Pubblicato nel 2003, questo è il settimo romanzo ad avere come protagonista il celeberrimo commissario di polizia siciliano Montalbano e colpisce subito per due particolarità. La prima riguarda la collocazione temporale: se infatti solitamente le storie narrate dello scrittore si posizionano in un tempo indefinito, qui invece grazie ad alcuni indizi, è possibile stabilire che la vicenda si svolge nel 2002. La seconda caratteristica che salta all'occhio è che mai come in questo romanzo Camilleri esprime a chiare lettere la sua opinione politica, cosa che ha infatti suscitato molte critiche da parte di chi, schierato su fronti diversi, non ha mandato giù le palesi critiche alla gestione del G8 di Genova e la partecipazione emotiva al dramma degli immigrati.

Ma al di là di come la pensiate, questo libro vi piacerà. Il commissario, preda di un certo scoramento in seguito al comportamento della polizia durante il contro-vertice dei movimenti contro il G8 del 2001, si ritrova suo malgrado invischiato in due casi, che sono due solo all'apparenza. Già, perché lui stesso li definirà “convergenze parallele”, due linee investigative che appaiono destinate ad incontrarsi, ma nessuno sa quando e dove lo faranno. Ma che sicuramente vi porteranno nella Sicilia di Camilleri, che tutti i lettori dello scrittore conoscono e apprezzano.



La data di pubblicazione di questo quindicesimo romanzo dedicato al commissario Montalbano, il 2009, ci svela l'età dello scrittore al momento dell'uscita dell'opera, ossia 84 anni. Nonostante questo ragguardevole traguardo non sia di impedimento alla lucidità necessaria per scrivere un altro thriller avvincente ed intrigato, si fa sentire fra le pieghe delle pagine. L'investigatore è stanco, disilluso e, al contrario di altri celebri detective, che negli anni fuoriescono dalla penna degli autori sempre uguali a se stessi, Montalbano cresce, invecchia e matura, al pari del suo creatore.

La danza del gabbiano citata nel titolo e raccontata nei minimi dettagli nel romanzo, rappresenta la testimonianza di questa maturità. Non si tratta di una vera e propria danza, quanto della lotta contro la morte affrontata da uno di questi uccelli, incontrato per caso sulla spiaggia e ispiratore di riflessioni sul senso dell'esistenza e del suo termine. Ma la cupezza del racconto non toglie nulla all'originalità della storia, che prende le mosse dalla sparizione di Fazio, il più fedele degli uomini del commissario, che in alcuni momenti sembra considerarlo come il figlio che non ha mai avuto. Cupo, abbiamo detto, e anche più violento della maggior parte dei libri dell'autore, che ha però saputo conservare il suo proverbiale umorismo, utile a far scivolare via le pagine in modo estremamente piacevole.



E chissà che dopo aver letto questi libri, la Sicilia di Camilleri non vi sia un po' più comprensibile. Di sicuro non potrete fare a meno di amarla. E forse, deciderete di andarla a visitare al più presto.



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