Elena Ferrante: “L'amica geniale” e gli altri romanzi
Tradotte in tutto il mondo, alcune fra le sue opere sono addirittura approdate al grande schermo e alla TV. Perché? Perché nonostante la vera identità di Elena Ferrante sia ancora avvolta da un certo mistero, la scrittrice riesce a prendere per mano i suoi lettori e a portarli alla scoperta della complessità dell'animo femminile.
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Anche se non siete appassionati di letteratura, “L'amica geniale” di Elena Ferrante vi dirà sicuramente qualcosa. Questa quadrilogia, pubblicata con successo in tutto il mondo, è stata infatti trasposta in una serie TV firmata da Saverio Costanzo, che ha recentemente confermato di aver firmato per una terza stagione.
La scrittrice, d’altronde, si è era già fatta notare con il romanzo “L'amore molesto”, che uscito nel 1992, raccontava un rapporto madre-figlia, immerso nei colori noir del thriller psicologico. Un successo immediato, al punto che soli 3 anni dopo, la storia veniva portata al cinema da Mario Martone.
Chi é Elena Ferrante?
Difficile rispondere perché, in realtà, il mistero intorno al suo vero nome è ancora abbastanza fitto, nonostante i tentativi di varie testate giornalistiche che, senza alcun rispetto per le volontà della scrittrice, si affannano a volerne svelare la reale identità. Il suo, infatti, si presuppone che sia uno pseudonimo, anche se l'autrice non ha mai confermato questa tesi. Di sicuro si sa che è napoletana di nascita, cosa che traspare in modo inequivocabile dalle descrizioni dei quartieri partenopei, operazione impossibile per chiunque non abbia realmente vissuto in quei vicoli.
Per il resto, si sa molto poco: c'è chi dice che dietro la misteriosa identità di Elena Ferrante si nasconda Marco Santagata, scrittore, altri sostengono si tratti di Marcella Marmo, docente all'Università Federico II di Napoli, altri ancora chiamano in causa Marcello Frixione, filosofo, la cui nascita nel capoluogo ligure, però, suscita numerosi dubbi sull'attendibilità di questa attribuzione.
Più realistica, invece, sembra la tesi del Sole 24 Ore, che seguendo le transizioni finanziarie della casa editrice, sostiene che Elena Ferrante sia in realtà Anita Raja, la moglie dello scrittore Domenico Starnone.
Ma è davvero così dirimente sapere chi sia davvero la scrittrice? No, e la ragione la spiega lei stessa, quando sostiene che non c'è bisogno di conoscere l'autore per apprezzare un'opera. Lei preferisce rimanere dietro i suoi testi e, soprattutto, rimanere nell'ombra, senza dover essere magari costretta ad apparire per come i suoi lettori se la immaginano. Un modo di approcciarsi al pubblico che, in un'epoca in cui apparire sembra molto più importante che essere, va solo apprezzato, rispettandolo.
E quindi, passiamo direttamente alle sue opere, a cominciare dal capolavoro rappresentato da “L'amica geniale”.
“L'amica geniale”: 4 libri per una storia da leggere tutta d'un fiato
Se pensate di immergervi nella lettura de “L'amica geniale”, il primo libro della quadrilogia, siete avvisati fin da subito: vi sarà impossibile resistere alla tentazione di leggere anche gli altri tre. La Ferrante scrive divinamente e, anche quando indugia su dettagli insignificanti o contorce la trama per portare i protagonisti esattamente dove vuole, lo fa con una classe e un coinvolgimento ai quali è impossibile rimanere indifferenti.
Certo, potreste anche leggere solo il primo volume, in quanto la storia ha una sua conclusione, ma vi perdereste l'intera esistenza delle due amiche, che invece viene narrata nei successivi tre romanzi, arrivando al suo epilogo. Le protagoniste della saga sono Elena e Lila, amiche fin dall'infanzia, che attraversano, a volte insieme, a volte separate dalle vicende della vita, ben 50 anni di amicizia.
Amicizia che, come in tutti i rapporti veri e profondi, è fatta di amore e rancore, solidarietà e competizione, affinità elettive e spinte centrifughe, che allontanano rovinosamente. Ma nonostante ciò, il fulcro della narrazione è il rapporto tutto al femminile fra le due protagoniste, la storia di un'amicizia fra donne, che ora trova, ora perde la sua centralità, fra mariti, relazioni clandestine, figli, lavoro, passione politica e tradimenti.
Ma la trama de “L'amica geniale” vi permetterà anche di inoltrarvi nei vicoli di una Napoli che non esiste più, quella degli anni '50, '60 e '70, da cui le due amiche, tentano di uscire per emanciparsi e conquistare migliori condizioni di vita. Una Napoli in cui il dialetto è espressione dell'appartenenza a una determinata classe sociale, ma soprattutto la negazione di una difficile evoluzione culturale.
Ecco perché le due protagoniste si impongono l'uso dell'italiano, nella convinzione che questo possa allontanarle da degrado e povertà e lanciarle verso un'autonomia che non è solo economica, ma anche e soprattutto personale.
Tanto Elena, detta anche Lenù, è timida, riservata e composta, tanto Lila è una vulcano in eruzione. Una resta, l'altra fugge. Una si adegua, l'altra no. Una preferisce sognare, l'altra lottare. Una si adagia in una vita tutto sommato confortevole, anche se non sempre felice, l'altra pare essere destinata a dover far fronte agli urti della vita, giorno dopo giorno. Ma entrambe cambiano, gioiscono, piangono e sopravvivono, a tutto e a dispetto di tutto, allontanandosi e ritrovandosi, come capita nelle migliori amicizie.
Arrivati alla fine del quarto romanzo, la domanda vi sorgerà spontanea: “ma cosa ho letto, la storia di due amiche o una metafora che tenta di spiegare la dualità dell'essere umano?”. Elena e Lila sono due persone distinte o la semplice rappresentazione di ciò che una stessa persona potrebbe essere o diventare?
Elena Ferrante, a questa domanda, non risponde: la questione rimane irrisolta e forse è meglio così. Da ciascuno le proprie domande, a ciascuno le proprie risposte.
Ma adesso, vediamo di fare un breve riassunto dei quattro volumi che compongono la quadrilogia.
Il volume primo della quadrilogia inizia con una telefonata che avviene nel presente, ricevuta quindi da una Elena ormai anziana. All'altro capo del telefono c'è Gennaro, il figlio della sua amica Lila, che le comunica la scomparsa di sua madre. Questo è l'input che dà il via alla scrittura, che non è solo quella di Elena Ferrante, ma anche quella di Lenù, la protagonista, che decide di ripercorrere tutta la storia della sua vita, inevitabilmente interconnessa con quella dell'amica Lila.
La narrazione, quindi, non può che partire dalla loro infanzia, in una Napoli affollata da personaggi variegati, tutti alla ricerca di una loro collocazione in una realtà difficile, ancorata alle difficoltà del dopoguerra. Entrambe desiderano fuggire dal rione, ma mentre Elena riuscirà a sfruttare l'opportunità dell'istruzione per competere ed emergere, Lila verrà inghiottita dal quartiere e finirà per scegliere un matrimonio sbagliato.
Con questo secondo libro, le strade delle due amiche si allontanano inesorabilmente. Lila scopre presto di essersi sposata con un uomo autoritario e violento, finendo per iniziare una relazione clandestina con Nino, il ragazzo di cui Elena è innamorata da sempre. Quando questa lo scopre, quindi, sarà una delusione cocente, che finirà con il marcare una certa distanza fra le due giovani donne.
Per ripicca, Elena deciderà di andare a letto con il padre del ragazzo. Una scelta azzardata, che le lascerà per sempre un marchio nell'anima. Fortunatamente, la ragazza riesce a vincere una borsa di studio per l'Università di Pisa, cosa che le consentirà di prendere le distanze da un mondo che ormai non sente più suo e da un'amica che, mollato pure Nino, scopre di essere incinta.
Fare un riassunto del terzo libro della quadrilogia “L'amica geniale” non è semplice, perché i fatti narrati sono moltissimi. Vi basterà sapere che ora siamo negli anni 70 e la violenza politica, verbale e fisica, che echeggia nelle strade, finisce per coinvolgere le due amiche. In modo diverso, però.
Lenù è ormai diventata la “signora Elena Greco”, è sposata con un professore universitario che non ama, frequenta i salotti della borghesia e vive a Firenze. Lila, invece, lascia il marito e per mantenere il figlio trova lavoro in fabbrica, nella quale respira il fervore rivoluzionario dei sindacati dell'epoca.
Due strade molto lontane fra di loro, ma che contrariamente a quanto ci si possa aspettare, provocano in Elena uno sgradevole sentimento di inferiorità nei confronti di Lila: nonostante il successo raggiunto, infatti, la donna è consapevole di aver scelto la strada più facile, di aver fatto scelte importanti senza alcuna convinzione, né dedizione. Per contro, l'amica era riuscita ad imporre alla vita la sua visione, aveva lottato contro tutto e tutti ed infine, seppur fra mille difficoltà, era riuscita a diventare adulta.
In un moto di ribellione verso se stessa, Elena lascia il marito e raggiunge il suo vecchio amore adolescenziale, Nino.
Questo è il più amaro dei 4 volumi della quadrilogia. Già sapete che la saga termina con la scomparsa di Lila (vero, è uno spoiler, ma questo non è un giallo e conoscerne l'epilogo non toglierà un filo di interesse e di pathos alla lettura), ma è tutto ciò che accade prima, che getta un velo di tristezza sull'intera vicenda.
Elena distruggerà la propria famiglia, pur di seguire il suo sogno fanciullesco e andare a vivere con Nino, prima di scoprire che in realtà lui non ha mai lasciato la sua prima moglie e che, come se non bastasse, la tradisce con la domestica. Lila, che nel frattempo si è messa in proprio e gestisce con successo un'azienda informatica, tenta di mettere in guardia l'amica, che riuscirà ad uscire da quella relazione solo molto tempo dopo.
Entrambe aspettano un bambino e decidono di vivere nello stesso palazzo, l'una accanto all'altra. Un palazzo che si trova a Napoli, nel rione, proprio lì, dove tutto era cominciato, come metafora di un cerchio che si chiude. I bambini crescono insieme, fino al tragico epilogo, che non sveleremo (perché un po' di suspense ve la vogliamo lasciare) e che farà precipitare il tutto, provocando la scomparsa di Lila.
Anzi, no, c'è un ultimo evento, che recuperando un dettaglio raccontato nel primo romanzo, chiude definitivamente la raccolta de “L'amica geniale”. Ma questo è una piccola chicca, metaforica e allegorica, che dovrete scoprire da soli.
Altri libri di Elena Ferrante
La scrittrice si è sempre mostrata incredibilmente sensibile al mondo femminile, di cui, al di la delle speculazioni, lei fa parte. Madre, figlia, amante, moglie, amica, lavoratrice, non c'è ruolo che non abbia affrontato, non c'è angolazione sotto la quale non abbia spogliato la donna dei suoi archetipi, per restituirla nella sua autenticità.
Facciamo, quindi, una veloce carrellata dei suoi titoli più significativi.
La tematica è quella, appunto, dell'abbandono e degli step indispensabili per l'elaborazione del lutto. La narrazione ruota, infatti, intorno al percorso di rinascita di una donna, che lasciata dal marito dopo anni di matrimonio, scivola nel precipizio della disperazione, per trovare infine la forza di riemergerne.
Inutile girarci intorno: il pubblico femminile lo troverà molto più coinvolgente di quanto potrebbe fare un lettore di sesso maschile. Il libro trascina in sentimenti tipicamente femminili e suggerisce la possibilità di rompere lo stereotipo della donna abbandonata: vulnerabile, fragile, spezzata. Un percorso di rinnovamento che passa necessariamente attraverso le fasi della negazione, della rabbia, della depressione e dell'accettazione,attraverso le quali inventare stratagemmi e strategie per tornare ad essere il centro del proprio mondo.
Complesso, ambiguo, a tratti disturbante, questo libro parla della maternità, dei sentimenti contraddittori che si possono provare verso i figli, della difficoltà di far collimare l'essere madre con l'essere se stessa.
La protagonista è Leda, una donna che abbandona le due figlie ancora piccole per dedicarsi al lavoro e raggiungere il successo. Anche dopo essere tornata, continua ad avere con loro un rapporto freddo e distaccato, sul quale, però, non si interroga. Solo quando in età adulta le due ragazze lasciano il nido materno per ricongiungersi al padre in Canada, succede qualcosa che la costringe a rivedere il suo rapporto con la madre, quello con le sue figlie e in definitiva, quello con se stessa.
Un libro coraggioso, che scardina un tabù come quello della maternità, rivisitandolo con occhi moderni, mentre intorno al tema costruisce una storia densa, connotata dall'uso di una ricca simbologia.
Questo libro non è un romanzo. Assomiglia di più a un diario, nel quale la scrittrice misteriosa discetta sugli argomenti più disparati, dalle paure all'autocensura, dal potere patriarcale alle dipendenze. In realtà infatti si tratta di una raccolta dei suoi articoli, scritti per una rubrica sul quotidiano inglese “The Guardian”.
Più di 50 temi, intorno ai quali Elena Ferrante riesce a costruire un universo di idee, a volte coerente, altre meno, com'è normale che sia quando si tratta di approfondire temi che coinvolgono le emozioni e la psiche.
Magari non condividerete parola per parola, ma di sicuro sarà una lettura capace di farvi riflettere.
Leggere i libri di questa scrittrice, quindi, significa voler fare un salto senza paracadute nell'animo femminile e nella sensibilità complessa che lo caratterizza. Fatelo, dunque, e senza insistere sulla vera identità di Elena Ferrante, perché come lei stessa
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